giovedì 16 ottobre 2014

Condividi et impera

Oggi vado così a rilento che tra un'ora e l'altra mi sembra di soffrire di jet lag.
E in queste condizioni, spesso mi fermo a fissare le cose, anche quelle che ho sempre davanti agli occhi. E mi ritrovo con pensieri scalzi e parole da far correre. Oggi ce l'ho con l'uso spasmodico di facebook, twitter e affini.
Anche se amo profondamente la tecnologia e adoro il potere di internet e dei social network...
Non riesco proprio a capire perché per rendere commestibile il cibo ci sia bisogno di fotografarlo e condividerlo su facebook. Oppure come dopo milioni di anni di evoluzione siamo arrivati a comunicare con le scimmiette di whatsapp.
Io preferisco le sfuriate faccia a faccia a degli emoticon senza espressione, così come amo i temporali, ma odio la pioggia.
Oggi è tutto troppo controllabile, una volta era diverso. Non parlerò di lettere o di piccioni viaggiatori: non sono così vecchia. Comunque, una volta se ti piaceva un ragazzo e trovavi il coraggio gli inviavi un sms, ma non avevi la certezza di quando e se lo avrebbe letto: adesso uccide più un "visualizzato alle" che la spada.
Rimpiango i tempi in cui le donne si ponevamo il problema delle doppie punte e non delle doppie spunte.
Ormai non esiste più la privacy, ormai possiamo sapere tutto di tutti con pochi click.
Tutta ha cambiato prospettiva, ormai nascondiamo gli scheletri nell'armadio, chiudiamo i sogni nel cassetto e per tutto il resto c'è facebook.
Non dico che io non lo faccio, sarei ipocrita, visto e considerato che io sono reperibile su tutti i social praticamente sempre. E adoro poter parlare con chiunque a costo 0.
Solo che stiamo esagerando, ci sono persone che comunicano solo ed esclusivamente virtualmente e quando si trovano nella realtà reale si comportano come dei disadattati, ragazzine che cercano approvazione condividendo delle foto oscene, lungi da me chiamarli selfie, delle quali non mi preoccupa tanto la bocca a culo di gallina quanto il cervello da oca.




Navigando un po' su facebook, che sta diventando per molti l'unico mezzo di informazione, ci si imbatte in un'ignoranza spaventosa, volgarità, notizie false e totale assenza del corretto uso della lingua italiana.
Si sta raggiungendo quello che viene definito analfabetismo funzionale, "con il termine analfabetismo funzionale si designa l'incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana"(wikipedia).
Molti non sono più in grado di esprimere un concetto o un'opinione o di mettere insieme tre parole senza commettere errori ortografici, sintattici o semantici.

Voglio chiudere questo sfogo, un po' da bigotta, con una bellissima frase di Enzo Jannacci.
"L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque."




lunedì 6 ottobre 2014

L'eco del tempo

La mente è opaca
ed  assorbe la luce.
Impenetrabile al fuoco vivo,
resiste con forza
ad ordigni occasionali,
dagli effetti implosivi.
E io scrivo di mare d'inverno,
mentre un vento di ponente
solleva ancora polvere
e nasconde segreti.

Il tempo inesorabile
insegna a non contare i giorni
che il bruco
impiega a divorare l’esistenza.
Perché non credere in una metafora,
in un concetto andino del tempo reverso,
localizzando indietro il futuro
e avanti a noi il tempo trascorso?

Non dire niente
-nulla è quel che sembra-
il vento è l’occasione persa
che soffia appena il treno passa
e scuote
l’umidità commossa di un respiro dimenticato
ma troppo vicino.
Mi viene da chiedere:
ma di cosa profumano le stelle?
Non importa più, cosa pensi che io sia
C'è un bagliore profumato nel buio del mio cielo
che d'incanto, mi distrae dalla fine.




Esterno Crepuscolo

Esterno- Crepuscolo Si attacca ai comignoli il tramonto stasera le nuvole volteggiano travestite di rosso La mente fa lenti balzi tra le cos...