martedì 16 febbraio 2016

Una semplice linea curva

Oggi non è tempo di pensieri complicati o di orizzonti aperti, è solo un giorno di semplici idee che superano un confine.
È un giorno qualunque.
Voglio fare l’elogio del giorno qualunque, dare valore alle piccole cose che riempiono la mia vita.
È una linea curva, in alcuni giorni orientata verso l’alto, in altri verso il basso.
È il movimento di una mano che spiega più delle parole, come il segno del pennello sulla tela o il sottile sorriso della luna al primo quarto, quando il cielo altrimenti sarebbe nero, è la grazia di una virgola in una poesia che mi emoziona, pausa necessaria per l’incanto, l’inarcarsi delle sopracciglia per un nuovo stupore.
Voglio spezzare le sillabe smorzando parole e sorrisi, voglio guardare insieme il nostro enorme nulla o il nostro piccolo tutto, lisciandone i bordi e riversandoci dentro trecento cinquantatré banalità così da ottenere una distinta eco per trecento cinquantatré volte, soddisfatti delle leggerezze preziose del nostro rassicurante costrutto esistenziale, messo su insieme.
Abbiamo quella sensibilità magnetica essenziale agli spostamenti, un modo per restare aperti all'utopia.
In ogni caso mi commuovo perché amo l’astrazione della linea curva, la sua timida superbia, l’accenno a una perfezione a cui rinuncia.
Hai presente il sole mezz'ora prima del tramonto, quando ancora non ha il fuoco malinconico della morte ma finalmente ha perso l’arroganza dello sguardo? Il sole che non sopprime l’ombra ma la proietta lunga e delicata con la dolcezza di un abbraccio? Ecco, tu sei così.
Grazie a te mi sembra di vivere perennemente in quella mezz'ora sospesa, con gli occhi che guardano lontano e la mente che intiepidisce le cose.
Ecco come si fa in questa vita a restar sani, a districarsi dal pantano e riprendersi da ogni degradazione e resistere al vuoto e ad ogni passo riuscire a guardarsi in quel modo e poi non essere, per fortuna, nulla di nuovo.

E affidarci reciprocamente all'intangibile autenticità degli sguardi.

Sempre.



venerdì 12 febbraio 2016

Souvenir


Sprazzi di luce
si rincorrono
ondeggianti
nel crepuscolo dorato
Vibra l'aria 
in un capriccio di nuvole
e illusioni d’incanto
Come ladri del tempo,
cercatori d'eternità
rubiamo istanti alla vita
tagliuzzando infiniti attimi
in poche note 
frazioniamo i giorni futuri
in attimi di vita che si fanno versi,
poesia di respiri
della fugace meraviglia.

venerdì 5 febbraio 2016

“Bisogna assomigliare alle parole che si dicono. Forse non parola per parola, ma insomma ci siamo capiti.”

Una stanza vuota, mi osserva sardonica, strapiena di aria.
Mi piace la pietà della polvere, granelli che preservano il passato, però non sopporto questa specie di fuliggine, la patina d’ambiguità che avvolge e impantana il mondo. 
Diffido del silenzio e mi fanno paura le parole.
Sono un azzardo, una pretesa ingenua di chiarezza a tutti i costi.
Spesso mi confondono, con la loro ipocrisia, sono come atteggiamenti subdoli, sorrisi obliqui.
Nascondono la tortuosità dei gesti, il doppiofondo dei rapporti che non sono mai quello che appaiono.
Odio le parole complicate, arrugginiti pensieri nei meandri della mente. 
 Spesso le parole nate per dire tornano utili solamente per tacere.
A volte penso che si dovrebbe fare come il pesce rosso nella boccia, quando muove le labbra come se dovesse dire qualcosa ma non emette alcun suono e tu al di là del vetro dovresti capire lo stesso.
Amo le parole semplici e sensate, allineate nero su bianco, nell’aria rare e rotonde.
Ho brama di autenticità che non sia innocenza ma nudità dell'intenzione, senza che nel breve percorso sinaptico dall’idea all’azione si camuffi in modo ambiguo.







Esterno Crepuscolo

Esterno- Crepuscolo Si attacca ai comignoli il tramonto stasera le nuvole volteggiano travestite di rosso La mente fa lenti balzi tra le cos...